- Marzo 8, 2016
- Di Gaia Marsiaj
- News
In questi giorni sono stati presentati a Bologna i nuovi indirizzi regionali per la microzonazione sismica (MS), approvati con determina n°2193 del 21 dicembre 2015.
Questo provvedimento sostituisce la precedente deliberazione dell’Assemblea Legislativa n°112/2007 in virtù delle nuove conoscenze in materia di prevenzione sismica e alla luce, anche, degli effetti di amplificazione sismica e di liquefazione osservati durante la sequenza sismica che ha interessato la pianura emiliana, nel periodo maggio-giugno 2012.
Le indagini e gli studi realizzati per la comprensione degli effetti locali osservati a seguito dei suddetti terremoti emiliani hanno permesso di acquisire nuove conoscenze e hanno prodotto nuovi risultati di rilevante interesse per la valutazione e la stima degli effetti locali, relativamente al fenomeno della liquefazione stessa.
Inoltre, è bene ricordare che la Regione Emilia-Romagna, nell’ambito dei contributi per studi di riduzione del rischio sismico di cui all’OPCM 4007/2012, art. 17, comma 2, ha conferito incarichi all’Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali (IDPA) del CNR, unità di Milano, e al Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale (DICeA) dell’Università degli Studi di Firenze per la revisione e l’aggiornamento delle procedure, degli abachi e delle formule per la stima dell’amplificazione sismica e degli indici di rischio degli effetti locali.
In sostanza, sono stati aggiornati gli “Indirizzi per gli studi di microzonazione sismica in Emilia-Romagna per la pianificazione territoriale e urbanistica”, di cui alla DAL n°112/2207, attraverso la modifica degli allegati A e A1 (indirizzi generali e primo livello di approfondimento) e la sostituzione degli allegati A2, A3 e A4 (tabelle dei fattori di amplificazione stratigrafia e topografica, procedure di analisi di Livello 3 e nuovi segnali di riferimento per il calcolo della risposta sismica locale) della delibera stessa.
Sin dalle prime pagine si capisce subito l’importanza che hanno voluto attribuire agli studi pianificatori per la riduzione del rischio sismico e per questo riportiamo qualche passaggio della determina:
“la microzonazione sismica (MS), cioè la suddivisione dettagliata del territorio in base alla risposta sismica locale, è uno degli strumenti più efficaci per la riduzione del rischio sismico in quanto permette, fino dalle prime fasi della pianificazione urbanistica, di valutare la pericolosità sismica nelle aree urbane e urbanizzabili, indirizzare i nuovi interventi verso zone a minore pericolosità e programmare interventi di mitigazione del rischio nelle zone in cui sono presenti particolari criticità”.
“Considerato, inoltre, che al fine di adempiere agli obblighi delle sopra richiamate NTC 2008 occorre fornire ai geologi e ai progettisti un quadro di riferimento della pericolosità sismica locale adeguatamente definito, che consenta di predisporre programmi di indagini geologiche e geotecniche e analisi della risposta sismica locale a scala di manufatto più mirati ed economicamente più adeguati al tipo di effetti attesi nell’area di interesse…”
All’interno dell’allegato A, oltre alla lista degli elaborati da produrre, vengono illustrate le zone da indagare ai vari livelli di approfondimento e, in particolare, i campi di applicabilità delle procedure semplificate (Livello 2) per la stima del fattore di amplificazione che escludono l’utilizzo degli abachi in presenza di articolate morfologie sepolte non riconducibili ad un modello fisico monodimensionale come le zone di fondovalle, i raccordi tra pianura e collina, presenza di cavità, ecc.
Gli abachi, per le procedure di Livello 2, sono stati revisionati e sono stati inseriti i fattori di amplificazione in contesti dove il substrato rigido è posto a profondità non inferiori a 300 m dal p.c. locale. Inoltre, è stato dato ampio spazio alla valutazione della possibilità di occorrenza della liquefazione, illustrando i fattori predisponenti e le procedure più accreditate per la stima del rischio di liquefazione tramite l’analisi di prove SPT, CPTe/CPTu, DMT e Vs.
Infine, sono state date delle indicazioni sul calcolo dei cedimenti post-sismici e su come affrontare una verifica di stabilità in corrispondenza di aree soggette a movimenti franosi in condizioni dinamiche.