- Ottobre 11, 2016
- Di Gaia Marsiaj
- News
Alla luce dei recenti sismi che hanno colpito il centro Italia e a fronte della consapevolezza che l’Italia è un territorio sismico proponiamo, in questo articolo, un aspetto strettamente legato alla prevenzione per la riduzione del rischio sismico ovvero la vulnerabilità strutturale.
Prima di parlare di questo dobbiamo necessariamente fare un passo indietro: che cos’è il rischio sismico?
Per rischio sismico si intende la combinazione di 3 fattori in un dato sito: pericolosità, valore esposto e vulnerabilità. La pericolosità è la probabilità che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo in un determinato intervallo di tempo, il valore esposto è la presenza di persone e cose nello stesso sito e la vulnerabilità è la mancanza di resistenza delle strutture alla sollecitazione sismica.
Per meglio analizzare quest’ultimo fattore è possibile eseguire delle indagini geofisiche di tipo S.S.R. (Standard Spectral Ratio) che consistono nel calcolare il rapporto tra gli spettri misurati all’interno dell’edificio ai vari piani, in modo da riconoscere al meglio le frequenze proprie dei modi di vibrare dell’edificio stesso.
Il metodo parte dalla semplice premessa che, per un’adeguata valutazione della propensione al danneggiamento di una struttura, si deve tenere conto sia del comportamento sismico dell’edificio, sia del comportamento del sito su cui esso è ubicato.
Conoscendo le frequenze naturali del sito e dell’edificio è possibile, quindi, valutare la propensione alla doppia risonanza tra sito e struttura.
Tale verifica è molto importante (nonostante non sia espressamente contemplata nelle norme tecniche) poiché può causare un incremento dell’azione sismica sulla struttura.
La possibile sincronizzazione si valuta semplicemente comparando la frequenza naturale del sito con quella dell’edificio. Le misure geofisiche di tremore sull’edificio consentono anche di individuare la propensione a subire effetti torsionali; la loro eventuale presenza può incrementare le sollecitazioni su alcuni elementi strutturali, aumentando, di conseguenza, la vulnerabilità dell’edificio.
Si riporta a seguire un esempio sull’applicazione del metodo geofisico-strumentale per la caratterizzazione diretta degli indicatori di vulnerabilità sismica: si tratta del campanile di una chiesa nel comune di Pordenone.