I metodi elettromagnetici (EM) consistono nel misurare una o più componenti del campo elettromagnetico indotto nel terreno da un campo primario, il quale è, a sua volta, prodotto da una corrente alternata artificiale generata da una strumentazione. Il campo primario generato si propaga all’interno del volume circostante, ovvero sia all’interno del terreno che nel mezzo sovrastante (aria) ed induce delle correnti nel sottospazio conduttore (terreno); a loro volta, tali correnti generano un campo secondario che ha effetto di distorcere il campo primario. Il suddetto campo secondario, che è quello che verrà infine rilevato e registrato al ricevitore, differirà dal campo primario in intensità, fase e direzione e rivelerà così la presenza di corpi più o meno conduttori consentendo di trarne informazioni (tramite una successiva analisi ed interpretazione dei dati registrati dallo strumento) sia dei loro caratteri geometrici che di quelli fisici.
L’acquisizione non necessita di contatti con il terreno e riesce a misurare in modo veloce la conducibilità dei terreni. Questo permette di indagare vaste aree di un territorio in tempi ridotti. La durata del rilievo è in funzione della profondità da investigare.
L’obiettivo è quello di identificare le anomalie presenti nel sottosuolo, così da avere una loro mappatura nella griglia di acquisizione.
La metodologia di questo rilievo è una tipologia di indagine di tipo geofisico indiretta che trova impiego in ambiti ingegneristici, geologici ed archeologici.